FAQ

1) In quanti siete?

Essendo degli esordienti, per il momento pochi ma buoni: la gente non è ancora abituata alle nostre idee, ai nostri toni, alla nostra Volontà. In ogni caso, non mirando a soldi e cariche pubbliche, puntiamo soprattutto sulla qualità e non sulla quantità dei nostri Associati. Anche per questo ci auguriamo che i veri Lombardi identitari si uniscano a noi.

2) Cosa fate di preciso?

Grande Lombardia è un’associazione politica che ha come fine fondamentale e generale la difesa, il recupero e l’affrancamento dell’identità della Grande Lombardia. Cosa intendiamo fare di preciso nell’ordine di raggiungere questo impegnativo obiettivo, lo potete trovare nel nostro Programma.

3) Perché uno dovrebbe unirsi a voi?

Innanzitutto perché condivide le idee che proponiamo e vuole aiutarci, magari anche di persona, a diffonderle tra i nostri assopiti conterranei. Inoltre, perché siamo il primo e unico soggetto politico-culturale che pone al centro delle sue azioni la vera Lombardia e che ha sviluppato quello che noi chiamiamo etnonazionalismo razionale. Maggiori informazioni al riguardo le trovate sulle nostre pagine Lombardia etnicaGrande Lombardia e Weltanschauung.

4) Ma partecipate a elezioni politiche?

In quanto associazione politica, le nostre principali attività sono la divulgazione delle nostre idee e la sensibilizzazione del pubblico sulle tematiche che trattiamo.
Non partecipiamo e non parteciperemo a elezioni, ma non escludiamo a priori la possibilità di sostenere in futuro un partito che possa rappresentare al meglio i veri interessi della Grande Lombardia.

5) Collaborate con qualche altra associazione?

Per il momento non abbiamo ancora instaurato nessuna collaborazione ufficiale. Siamo tuttavia in contatto con alcuni identitari di varie realtà etnonazionali europee con cui ci auguriamo di poter sviluppare proficue collaborazioni.

6) Avete qualcosa a che fare con la Lega Nord?

No, mai stati leghisti, e con quel partito trasformista non abbiamo nulla (fortunatamente) a che fare. La Lega ha poche idee ma confuse, e non ha fatto altro che banalizzare le sacrosante ragioni del Settentrione inventandosi la “Padania” con annessi e connessi, incluse le ben note pagliacciate dei suoi esponenti. È parte del sistema che va combattuto, e non certo una soluzione ad esso, tanto più che l’accolita di via Bellerio non rappresenta in nessun modo la Lombardia e non è mai stata un soggetto etnonazionalista. D’altronde basta vedere come, soprattutto oggi, i leghisti siano soltanto dei destrorsi italiani senza più alcun interesse per le istanze etniche e culturali.

7) Voi volete l’autodeterminazione della Grande Lombardia: che significa esattamente?

Nonostante numerosi statolatri si appellino sovente all’art. 5 della Costituzione (“La Repubblica è una e indivisibile”) per delegittimare ogni possibile proposta di razionale ripartizione dello stato italiano, va precisato che la medesima riconosce con l’art. 10 la sua subordinazione nei confronti del diritto internazionale. Dato che l’Italia ha ratificato almeno 3 trattati internazionali che affermano esplicitamente come “i popoli hanno sempre il diritto, in piena libertà, di stabilire quando e come desiderano il loro regime politico interno ed esterno” (Atto finale della conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, tit. A, art 8), la richiesta di autodeterminazione è perfettamente lecita.

8) Questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico. Nel concreto cosa chiedete?

Noi siamo per l’etnonazionalismo e per un federalismo serio che nulla abbia a che fare con le piazzate leghiste, pertanto vogliamo dare volto etnico al Paese e conciliare una visione nazionale italica con quella etnofederale lombardista, che è la nostra principale posizione. Siamo aperti ad un dialogo costruttivo con tutti gli identitari italiani affinché possa formarsi un forte movimento d’opinione per una radicale riforma della Repubblica Italiana, in senso presidenziale ed etnofederale; il nostro campo d’azione, logicamente, rimangono Lombardia etnica e Grande Lombardia, anche proponendo una eventuale suddivisione amministrativa occidentale e orientale delle Lombardie (a livello etno-regionale). Deve essere chiara una cosa: l’Italia non è lo stato italiano, ma una millenaria realtà rappresentata da genti diversificate; pertanto l’etnofederalismo richiede un patto tra di esse e il rispetto reciproco delle proprie peculiarità. In caso contrario il Popolo lombardo avrebbe tutto il diritto di cercare vie alternative per evitare di subire ancora le angherie di un’entità statale come quella italiana attuale che di identitario e tradizionalista non ha alcunché.

9) Ma dopo tutta la fatica che fecero i nostri avi per unire l’Italia, perché dovremmo ora dividerla con un etnofederalismo?

Riconosciamo senza problemi l’apporto storico settentrionale alle vicende italiane, ma non ha senso tenere forzatamente assieme, e in un vuoto stato-apparato, popolazioni che sono diversificate etno-culturalmente, linguisticamente e anche in senso geografico. L’unione fa sì la forza, ma solamente se armonizzata da una struttura federale che permetta di salvaguardare senza scempi sciovinistici (che partoriscono unicamente Italiani caricaturali) tutte le nostre identità. E non è appunto questo il caso della Repubblica Italiana nata dal secondo dopoguerra, e in cui non ci riconosciamo essendo quella uno stato coloniale mondialista senza Nazione.

10) Quindi sareste favorevoli ad una indipendenza della Grande Lombardia per come l’avete delineata?

Un percorso indipendentista, a nostro avviso, è una perdita di tempo ed energie, un intento alquanto utopico che finisce per culminare in un secessionismo disfattista senza esiti concreti. Meglio, ma molto meglio investire impegno e risorse in un progetto etnonazionalista che si batta per l’affrancamento squisitamente identitario del nostro territorio, anticamera di quell’etnofederalismo italiano che caldamente sosteniamo, nell’ottica di una radicale riforma dello stato italiano. Noi infatti vogliamo investire nella cultura e nella metapolitica, innanzitutto, anche perché senza rieducazione un popolo non può di punto in bianco pretendere autodeterminazione; in secondo luogo puntiamo sul comunitarismo völkisch che di certo è assai più realista di qualsiasi scimmiottatura catalana o scozzese. Una soluzione separatista sarebbe l’extrema ratio di fronte all’impossibilità di un accordo con le altre genti italiane al fine di dare finalmente volto federale allo stato. Perché va da sé: se le cose non cambieranno mai i Lombardi avrebbero tutto il diritto di percorrere strade alternative che li mettano al riparo dalle vessazioni di una repubblica totalmente appiattita sulla linea di Washington e Bruxelles.

11) Come inquadrate la questione linguistica?

Non essendoci una koinè lombarda (o panlombarda), siamo dell’idea che l’elezione a lingua burocratica e letteraria del milanese classico emendato, perlomeno nell’area etnica o in quella granlombarda occidentale, sia la soluzione migliore per tutti, salvo che a qualcuno venga in mente di riattare la famosa koinè lombardo-veneta del Medioevo, che era però un volgare illustre. Naturalmente sarebbero tutelate anche le altre varie lingue indigene a livello locale.

12) Avete astio nei confronti degli Italiani meridionali?

Non abbiamo astio nei confronti di nessuna etnia e/o razza, ma è bene precisare che in Lombardia si è posta in essere una “questione meridionale” per faccende legate all’esodo postbellico, tra cui la diffusione delle mafie e di alcuni stili di vita estranei al Nord; sappiamo bene che la responsabilità di questi fenomeni è da addebitare in prima istanza agli sfruttatori del Nord come del Sud (e di Roma) ma milioni di individui sradicati dalla propria terra e trapiantati altrove inevitabilmente portano ad uno sconvolgimento del tessuto etno-sociale originale del territorio che li ospita (anche perché noi e i Meridionali non siamo certo la stessa gente), nonché a sovrappopolazione, cementificazione ed inquinamento.

13) Cosa ne pensate in generale degli immigrati?

Essendo la Grande Lombardia molto sovrappopolata già con i soli Lombardi, siamo assolutamente contrari a ogni ulteriore immigrazione, di qualsiasi provenienza essa sia. Per la medesima ragione, siamo dell’idea che gli immigrati già presenti dovrebbero lasciare la Grande Lombardia. L’immigrazione, in particolar modo di massa, è sempre sbagliata e non rappresenta una soluzione agli annosi problemi di alcune porzioni del globo, tanto meno ai nostri.

14) Ma siete dei neonazisti in pratica?

No, siamo etnonazionalisti razionali e non neonazisti. I media di regime cercano sovente di inculcare nelle menti il ridicolo stereotipo etnonazionalismo = neonazismo, ma chi conosce minimamente l’etnonazionalismo capisce subito che si tratta di un subdolo metodo per cercare di delegittimare una corrente di pensiero piuttosto scomoda per il sistema.

15) Però siete razzisti, vero?

No, non crediamo in alcuna gerarchia razziale. Riconosciamo tuttavia l’esistenza e la differenza biologica delle varie subspecie umane, nonché i gravi pericoli biologici, sociali e culturali che una società multirazziale e meticciata comporta. Per questo, riteniamo auspicabile una separazione a livello riproduttivo e ambientale delle razze umane ai fini di tutela della biodiversità e delle numerose culture umane.

16) Chi è Lombardo per voi?

Essendo coerenti etnonazionalisti, dovrebbe essere palese che, secondo noi, l’appartenenza ad un’etnia e ad una Nazione si acquisisca solamente tramite lo ius sanguinis. Di conseguenza, possiamo definire come Lombardo chi, nativo,+ ha avi biologici indigeni della Grande Lombardia (in altre parole, avi con cognomi tipicamente lombardi e granlombardi). Considerato tuttavia che lo scambio genetico con altri popoli europei non va reputato alla stregua di meticciamento, l’appartenenza etnica alla Terra lombarda potrebbe tranquillamente spettare anche a chi ha tre (due) nonni lombardi indigeni e un (due) nonno indigeno europeo.

17) Come vi ponete nei confronti del mondo?

Dovrebbe risultare evidente, ma essere fieri della propria identità non significa disprezzare quelle delle altre popolazioni: difatti, siamo favorevoli ai rapporti internazionali a distanza con tutti gli altri popoli del pianeta. Essendo però ambientalisti coscienti, siamo dell’idea che la produzione debba essere effettuata nei pressi del luogo di consumo per ridurre l’impatto sugli ecosistemi. Gli scambi commerciali sarebbero quindi finalizzati all’ottenimento delle materie prime e dell’energia che il nostro continente non può fornirci a sufficienza.

18) Che ne pensate della UE?

Dato che l’Unione Europea è una ridicola accozzaglia di stati-apparato (che sovente opprimono le genti inglobate), europea solo di nome e governata da una casta di burocrati camerieri delle logge mondialiste, è palese che attendiamo con ansia la sua fine. Al suo posto servirebbe infatti un consorzio europeo basato sulle Nazioni e strutturato in maniera etno-geografica; non ha il benché minimo senso unire un Norvegese a un Siciliano. Questo consorzio, comunque sia, potrebbe tranquillamente comprendere anche la Russia, dal momento che fino agli Urali è Europa.

19) Qual è la vostra posizione riguardo la globalizzazione?

Noi siamo profondamente ostili nei confronti dei sistemi accentratori mondialisti finalizzati a soverchiare l’autorità, la sovranità e l’identità dei popoli; pertanto non possiamo che contrastare le idee e le politiche di coloro che vogliono imprigionare le Nazioni all’interno di globali gabbie sovranazionali oppure di castrarle con fosche ideologie aliene alla cultura indigena. Va da sé che questo discorso valga anche per l’ambito economico e finanziario, e il controllo mondiale dei mercati.

20) Non credete che i vostri intenti siano delle mere utopie, oramai?

Finché vi saranno uomini pronti a spendersi per la causa patriottica nulla sarà mai davvero perduto, e non dobbiamo dare alcunché per scontato. Il nostro intento è primariamente culturale, metapolitico, volto a (ri)educare, e per questo nessun secondo della nostra vita è sprecato. Il comunitarismo, oltretutto, non è una chimera ma anzi un percorso oggi più che mai necessario per preservare quella genuinità che solo da un diretto contatto tra uomo e mondo rurale può essere garantita al meglio. Chi possiede ferrea Volontà non deve arrendersi di fronte alla temperie moderna altrimenti avrebbe perso senza combattere; la sua missione è quella di risvegliare il più alto numero possibile di coscienze affinché si uniscano alla battaglia per la salvaguardia e la promozione di ciò che di più vero e autentico abbiamo: il Sangue del nostro Popolo, il Suolo patrio dei nostri Avi, il luminoso Spirito ereditatoci da coloro che hanno plasmato l’Europa, ossia i nostri Padri indoeuropei. La verità è dalla parte di chi difende questa fondamentale triade, ovverosia dalla parte di chi difende la natura.

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