Siamo tutti cosmopoliti ipocriti

                                                     

Sono passati pochi giorni dai famigerati attentati di Parigi dopo i quali hanno avuto posto i vari “gesti di solidarietà” con tanto di frasi hashtag “Je suis Paris”, “Pray for Paris”, esattamente come è stato con la frase “Je suis Charlie” dopo l’attentato del 7 gennaio 2015.

Come ci si poteva immaginare gli attentatori si sono rivelati legati all’ISIS e in gran parte sono “francesi di seconda o terza generazione”, in altre parole arabi con il passaporto francese, nati e cresciuti in Francia.

Tutto ciò è l’esempio lampante di come le idee sostenute da alcuni geni, inneggianti alla società multirazziale e a un mondo senza confini, siano non solo utopiche e ingenue ma anche pericolose.

A testimoniarlo è anche l’attentato alla sede di Charlie Hebdo, cosí come i disordini avvenuti nelle banlieue di Parigi negli ultimi anni.

Eppure c’è chi non solo crede di poter combattere il terrorismo islamico con i girotondi della pace e con le già citate frasi hashtag, ma anche che tutto ciò non sia dovuto alla folle politica immigrazionista della UE o che magari i colpevoli sarebbero addirittura gli esponenti dell’estrema destra, i quali “diffondono paure”, senza però capire che la progressiva diffusione del nazionalismo nel vecchio continente non sia la causa ma una delle ovvie conseguenze.

Come se fosse l’estrema destra ad aver trasformato le periferie di molte città europee in ghetti pervasi da criminalità e inciviltà.

Ma veniamo al dunque.

Nonostante il fatto che l’occidentale medio si straccia le vesti per i cosidetti rifugiati (leggi invasori sui barconi), la povertà e la fame in Africa, esso si dispiace compiendo gesti di solidarietà di dubbia utilità solo quando una disgrazia avviene in un paese occidentale (intesi l’Europa centro-occidentale, il Nord America o forse anche l’Australia).

Già, perchè non è stata solo la strage di quasi 200 persone, compiuta dagli islamisti in Kenya in questi giorni ad essere rimasta relativamente trascurata, ma pure lo schianto dell’aereo russo del 31 ottobre, durante il quale sono morte più di 200 persone!

Eppure la Russia non è un paese geograficamente e culturalmente così lontano.

Anzi, l’ormai famosa rivista satirica Charlie Hebdo ha pure pubblicato una vignetta in cui questi morti venivano derisi!

Per non parlare della scarsa considerazione che ha avuto il conflitto nel Donbass, conflitto avvenuto in Europa, non in Africa o in Medio Oriente.

La verità è che purtroppo “l’Occidente” è oggi in gran parte popolato da pecore, insieme ai rispettivi pastori (essendo il politicamente corretto l’opprimente religione dei nostri tempi), ossia i politici, i media e le banche.

Di conseguenza ognuno si indigna e si dispera solo quando questo fa comodo a chi ha in mano il potere politico ed economico, oppure quando dei fatti spiacevoli come quelli di Parigi (ma che in Medio Oriente avvengono praticamente ogni giorno) rischiano di turbare il quieto stile di vita borghese occidentale, stile di vita nel quale ognuno piuttosto che risolvere un determinato problema preferisce non parlarne e nel quale si preferiscono le bugie rassicuranti anzichè le verità scomode.

Questo significa che mentre i governi antinazionali al servizio degli USA continuano la loro opera di distruzione dei popoli europei tramite l’immigrazione di massa con lo scopo di eliminare qualsiasi ostacolo per il mercato globale, gli stessi attuano politiche di destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente con l’obiettivo di sanare i problemi economici americani e di trattenere la “minaccia” rappresentata dalla Russia e dall’Iran.

Altrimenti come si spiegherebbe il fatto che la Francia negli ultimi anni non si è fatta nessun problema per bombardare paesi come la Libia, il Mali e adesso anche la Siria ma non riesce o non vuole risolvere la grave situazione di immigrazione formatasi nelle proprie città, specialmente a Parigi e a Marsiglia.

In poche parole la geopolitica occidentale si limita a creare caos sia in Europa che nelle zone geograficamente circostanti.

A coloro che ci accuserebbero di complottismo cercando di convincerci che la causa delle “primavere arabe” sarebbe la mancanza di democrazia in quei paesi e che l’Occidente aiuti i rispettivi popoli a liberarsi dalle dittature, vorremmo ricordare che gli Stati Uniti hanno tra i principali alleati l’Arabia Saudita, paese in cui non solo mancano i diritti umani fondamentali, ma che finanzia il terrorismo, visto che molte moschee in Europa, motivo di diffusione dell’islamismo radicale, sono finanziate proprio dalla monarchia petrolifera.

Qualcuno potrebbe anche accusarci d’incoerenza, usando come giustificazione la politica occidentale in Nord Africa e in Medio Oriente per l’immigrazione di massa.

Peccato però che tra i più accaniti sostenitori delle “primavere arabe” e tra i più cocciuti dettratori di Gheddafi e della laica Siria di Assad (entrambi i paesi fino a pochi anni fa erano di sicuro piú stabili e anche piú democratici di come lo sono adesso) ci siano sempre stati gli esponenti della sinistra universalista, cioè quelli che difendono a spada tratta l’islam in Europa ma allo stesso tempo criticano l’islam a casa sua.

Però solo se si tratta di Iran, di Assad o di Gheddafi e non delle monarchie del Golfo oppure della Turchia, la quale pur essendo laica ha una reputazione alquanto discutibile.

La stragrande maggioranza degli identitari invece è sempre stata contraria agli interventi della NATO nel mondo arabo e lo è tuttora.

Sta a voi quindi giudicare chi è coerente e chi è ipocrita.

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