Il concetto di Grande Lombardia che il nostro movimento omonimo propaganda, riguarda in buona sostanza tutto il Settentrione italiano, avente una precisa fisionomia che lo distingue dal resto dei territori italiani.
Il Nord Italia è una regione europea caratterizzata da una geografia sub-continentale (non peninsulare), da un clima sub-mediterraneo temperato (eccetto l’area ligure), da una conformazione alpino-padana che lo colloca a metà strada tra il Mediterraneo e l’Europa centrale; etnicamente parlando i Settentrionali sono figli della famiglia indoeuropea italo-celtica con degli influssi mediterranei e germanici; linguisticamente appartengono al ramo occidentale delle lingue romanze, a differenza del resto d’Italia che è romanzo orientale; culturalmente si inscrivono in quell’anello di congiunzione tra Europa meridionale e centrale su cui si è costruita la nostra stessa storia, a cavallo tra romanità e celto-germanicità.
Tutto ciò riguarda da vicino anche la sfera propriamente biologica (in senso antropologico e genetico) dei volgarmente detti “padani”, che fisicamente presentano un aspetto sovente mitteleuropeo (che non significa necessariamente germanico, tengo a precisare) e geneticamente si distanziano dall’Italia centrale e meridionale grazie alla propria maggiore eredità mesolitica, indoeuropea e nordica. Ciò sia detto senza alcuna venatura razzista, intendiamoci.
Siccome parlare di “padani”, di Cisalpini o di Italiani settentrionali significa perdere di vista la squisita accezione etnica che ci riguarda da vicino, noi preferiamo parlare di Granlombardi, indicando per l’appunto come Grande Lombardia tutta l’Italia del Nord.
Vi sono alcuni territori marginali che potrebbe apparire forzato chiamare (gran)lombardi, ma essendo parte integrante del continuum alpino-padano, italo-celtico (che significa proto-celtico/celto-ligure, venetico, italico, gallico) e gallo-romanzo cisalpino non possono essere esclusi dal novero; mi riferisco a Liguria, Romagna, lagune venete, Venezia Giulia, zone peraltro poco o punto interessate dalla dominazione longobarda.
Ci sarebbero poi ambiti come quello valdostano, tirolese meridionale, e isontino-istriano che esulano da un genuino discorso granlombardo essendo popolati da minoranze straniere; tuttavia quelle zone rientrano nello spazio geografico italiano (dunque settentrionale) e storicamente, prima dell’avvento delle minoranze suddette, il popolamento era cisalpino e romanizzato.
I confini di questo areale granlombardo, che si potrebbe dividere in un troncone occidentale e uno orientale, sono le Alpi a nord, le Alpi e il fiume Varo a ovest, l’Appennino Tosco-Emiliano (corroborato dalla linea linguistica Massa-Senigallia) e il fiume Misa a sud, le Alpi, il torrente Eneo e il Quarnaro a est.
Oltre alla Lombardia etnica fanno parte della Grande Lombardia: Nizzardo, Liguria/Genovesato, Lunigiana, Emilia orientale, Romagna, Ager Gallicus, Veneto, Trentino, Tirolo meridionale, Friuli, Venezia Giulia storica (l’attuale più Goriziano, Litorale, Carso, parte della Carniola interna, Istria, Fiume).
Un dato culturale interessante è quello rappresentato dalla considerevole presenza sul territorio di medievali croci lombarde, ossia quella di San Giorgio (guelfa) e quella di San Giovanni Battista (ghibellina), impiegate come stemmi comunali; la precipua è la prima, simbolo del comune di Milano e della Lega Lombarda, e anche di Genova e della sua antica repubblica, ma degna di nota è pure la seconda, emblema militare del Sacro Romano Impero che inglobò il Regno d’Italia medievale post-longobardo (il Centro-Nord), nonché simbolo della sua capitale Pavia, già capitale longobarda. Per citare i principali centri granlombardi aventi tali stemmi ricordiamo: Milano, Bologna, Genova e poi Imperia, Ivrea, Alba, Novi, Acqui, Alessandria, Vercelli, Varese, Lecco, Mantova, Reggio, Padova, Rimini (Croce di San Giorgio); Pavia, Susa, Aosta, Mondoví, Cuneo, Asti, Novara, Lugano, Domodossola, Como, Bormio, Borgo San Donnino, Vicenza, Treviso, Castelfranco, Ceneda, Forlí.
Il tema dello scudo crociato, al di là dei colori, è comunque diffusissimo nella Pianura Padana. Importante però è il cromatismo bianco-rosso, tipicamente alpino-padano, contrapposto al giallo-rosso mediterraneo di origine romana. Il Biscione è invece uno squisito emblema della Lombardia etnica, il simbolo più originale del Popolo lombardo.
Il fulcro della nostra azione movimentistica è, ovviamente, la Lombardia etnica ma come si capisce dal nostro stesso nome vogliamo estendere la propaganda anche all’areale granlombardo individuato, poiché anch’esso parte della Lombardia nella sua accezione storica allargata. Il nostro obiettivo principale è infatti quello di difendere, promuovere e tramandare il retaggio etno-culturale e ambientale che contraddistingue le nostre terre, al fine di farsi baluardi di tutte le caratteristiche salienti dell’Identità e della Tradizione granlombarde. Non esiste un’unica famiglia italiana, dei retorici fratelli d’Italia dalle Alpi alla Sicilia, perciò abbiamo il diritto e il dovere di auto-affermarci e di batterci per la salvaguardia del Sangue, del Suolo e dello Spirito delle Lombardie, anche per dare finalmente una dimensione etnonazionale all’Italia. E all’Europa.
Riteniamo che il discorso puramente amministrativo sia quindi secondario e la Grande Lombardia potrebbe anche dividersi in due subregioni, una granlombarda occidentale (celto-ligure e gallo-italica) e una granlombarda orientale (reto-venetica con influssi mittel). La nostra distinzione canonica rimane comunque quella tra Lombardia etnica e Grande Lombardia, in nome di quel (pan)Lombardesimo che è volano delle ragioni della nostra associazione.
Ad ogni modo, ecco come suddivideremmo l’areale etno-culturale granlombardo, usando il medesimo metodo cantonale impiegato per la Lombardia etnica:
Lombardia subalpina (in giallo):
- Torino, con Ivrea, Pinerolo, Susa e Aosta.
- Cuneo, con Alba, Mondoví e Saluzzo.
- Alessandria, con Asti e Acqui.
Lombardia cispadana (in rosso):
- Parma, con Fidenza e Fiorenzuola.
- Modena, con Reggio e Carpi.
- Piacenza, con Voghera e Tortona.
Lombardia transpadana occidentale (in azzurro):
- Milano, con Busto Arsizio, Monza, Lodi e Pavia.
- Como, con Lecco, Lugano e Varese.
- Novara, con Vercelli, Biella, Varallo e Vigevano.
- Locarno, con Domodossola, Intra e Bellinzona.
Lombardia transpadana orientale (in verde):
- Brescia, con Rovato, Desenzano, Darfo e Riva.
- Bergamo, con Crema, Clusone e Zogno.
- Cremona, con Mantova, Ghedi e Casalmaggiore.
- Sondrio, con Tirano e Chiavenna.
Liguria (in marrone):
- Genova, con Savona, Rapallo, La Spezia e Massa.
- Nizza con Sanremo e Imperia.
Romagna (in arancione):
- Bologna, con Imola, Ferrara e Comacchio.
- Ravenna, con Cesena e Forlí.
- Rimini, con Pesaro.
Rezia cisalpina (in blu):
- Trento, con Cavalese e Cles.
- Bolzano, con Merano, Bressanone, Brunico e Silandro.
Veneto (in rosa):
- Venezia, con Chioggia, Padova, Treviso e Rovigo.
- Vicenza, con Bassano e Schio.
- Verona, con Bussolengo, Legnago e Villafranca.
- Belluno, con Pieve di Cadore, Conegliano e Castelfranco.
Carnia e Istria (in grigio):
- Trieste, con Pola e Fiume.
- Gorizia, con Aidussina e Tolmino.
- Udine, con Cividale, Gemona, Cervignano e Tolmezzo.
- Pordenone, con Maniago e Portogruaro.
Come si può evincere dalle cartine abbiamo cercato di tracciare dei confini razionali che combinassero l’aspetto geografico (che non è un’opinione) con quello etno-linguistico e culturale (che a volte è assai controverso), affidandoci al primo criterio laddove serviva delimitare il territorio con precisione, ed è il caso del confine tra Lombardia etnica e Grande Lombardia e tra Grande Lombardia e aree extra-lombarde. Ciò è stato fatto sia in senso inclusivo che esclusivo, e infatti potete verificare come territori oggi amministrativamente sotto le regioni settentrionali della Repubblica Italiana, o comunque per certi versi storicamente italiani, siano stati esclusi proprio perché appartenenti ad altre regioni geografiche europee.