Una battaglia fondamentale che sta portando avanti, in maniera del tutto innovativa, Grande Lombardia è quella sul concetto di “Lombardia” (e parallelamente di “Lombardi”) nonché del corretto utilizzo dei citati termini.
Nel linguaggio comune si tende infatti a utilizzare il termine “Lombardia” per identificare la suddivisione amministrativa denominata “Regione Lombardia” creata nel 1970 dalla Repubblica Italiana e il termine “Lombardi” per identificare gli abitanti del citato ente politico.
Ovviamente, se il chiamare la “Regione Lombardia” semplicemente “Lombardia” fosse solamente una contrazione sbrigativa usata nel linguaggio comune e se si fosse consci che l’ente politico non coincide con la Terra lombarda, non esisterebbe alcun problema.
Purtroppo non è cosí: moltissime persone sono convinte che la Lombardia sia la Regione omonima e duole constatare che questo fraintendimento esista persino in ambito accademico e culturale!
Per spiegare gli errori grossolani dietro questo diffuso errore interpretativo, bisogna innanzitutto chiarire che parlando di una “Nazione” si può cadere in un’altra trappola semantica poiché nel linguaggio comune si confondono sovente i termini “Stato” e “Nazione”, ritenendoli addirittura dei sinonimi in innumerevoli casi!
Tuttavia, i lemmi in oggetto hanno accezioni completamente diverse: se la parola “Stato” rappresenta un ordinamento giuridico politico che esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti, la parola “Nazione” identifica un complesso di persone che, avendo in comune caratteristiche quali la storia, la lingua, il territorio, la cultura e l’etnia, si identifica in una comune identità a cui essi sentono di appartenere (sentimento nazionale).
Se identificare uno Stato è un’operazione molto semplice e oggettiva perché basta individuare un ordinamento che esercita un potere sovrano, identificare una Nazione è molto più complicato perché l’individuazione degli elementi caratterizzanti (storia, lingua, territorio, cultura ed etnia) richiede una maggiore valutazione soggettiva.
Ecco perché Grande Lombardia vuole battersi per dare finalmente volto etnonazionale all’Italia (una realtà nazionale assai complessa e da non confondere con l’entità statale che dovrebbe rappresentarla) partendo dalle Lombardie che rappresentano una delle suddivisioni etno-culturali precipue del Paese, nonché il nostro specifico campo d’azione.
Dopo un lungo studio degli elementi caratterizzanti le popolazioni abitanti la Regione Lombardia e i territori limitrofi, siamo giunti alla conclusione che la Terra lombarda genuina, quella che andremo a designare come “Lombardia etnica”, comprenda le seguenti caratteristiche: da un punto di vista storico, oltre a essere stata definita come Lombardia fino all’inizio dell’Ottocento, ha fatto parte della Gallia Cisalpina e del Regno Longobardo, ha dato origine ai Liberi Comuni, all’epopea della Lega Lombarda e alle Signorie, segnatamente a quella unificatrice dei Visconti; da un punto di vista linguistico, ha sviluppato le lingue galloromanze cisalpine; da un punto di vista territoriale, consiste nel bacino idrografico del fiume Po; da un punto di vista culturale, ha sviluppato una cultura che è anello di congiunzione tra Mediterraneo e Mitteleuropa; da un punto di vista etnico ha radici celto-liguri e galliche (romanizzate) cui si è aggiunta una discreta componente germanica (longobarda in particolare, a cui dobbiamo del resto il nostro etnonimo).
Basta quindi andare a verificare empiricamente questi punti per rendersi conto che, oltre ai territori sotto la giurisdizione dell’ente precedentemente nominato, la vera Lombardia comprenda anche la Regione Piemonte, la cosiddetta “Emilia” fino al confine storico rappresentato dal Panaro (che anticamente correva lungo il corso dell’estinto Scoltenna-Panaro, grossomodo sul confine provinciale di pianura che separa il Modenese dal Bolognese), il Canton Ticino, la Val d’Aosta, il Trentino occidentale e alcuni lembi di terra del bacino idrografico padano.
Nessuno vuol negare che gli avvenimenti storici abbiano frammentato il Popolo lombardo negli ultimi secoli, portando anche a una certa divergenza linguistica sebbene nell’ambito galloromanzo, e che il sentimento di appartenenza presente inizialmente sia andato scemando con il passare degli anni, ma questo non vuol dire che non possa essere riscoperto, considerato inoltre che è stato indebolito a causa di idee meramente amministrative. Ciò non significa, naturalmente, calpestare le particolarità delle varie genti lombarde, si capisce, ma corroborarle con il comune senso d’appartenenza al medesimo territorio etno-culturale.
La Lombardia possiede ancora tutti gli elementi caratterizzanti una regione etnica e storica europea compresa tra Europa centrale e Mediterraneo, ed è quindi palese come l’indebolimento del sentimento etnico sia un fenomeno reversibile e la Lombardia possa senza ombra di dubbio tornare a essere un’orgogliosa “piccola” patria, possibilmente in uno stato (etno)nazionale italiano profondamente riformato da un serio federalismo.
Ovviamente nell’organizzazione di una futuribile etno-regione lombarda andranno tenuti in considerazione gli avvenimenti accaduti nel frattempo: in particolare, va evidenziato come la frammentazione appena citata abbia dato inoltre origine allo sviluppo di un particolarissimo continuum linguistico e culturale.
L’aspetto più rilevante di tale fatto è che non consente di suddividere il territorio lombardo in poche regioni omogenee: per questo riteniamo che, in una ipotetica etno-regione propriamente lombarda, una suddivisione in numerose regioni relativamente omogenee a livello linguistico e culturale sia la soluzione ideale per tutelare al meglio tutte le particolarità della nostra splendida terra.
Più precisamente, reputiamo che la suddivisione ottimale della Lombardia etnica sarebbe in 14 cantoni, a loro volta raggruppati in regioni a fini statistici e demografici.
Lombardia subalpina (in giallo):
- Torino, con Ivrea, Pinerolo, Susa e Aosta.
- Cuneo, con Alba, Mondoví e Saluzzo.
- Alessandria, con Asti e Acqui.
Lombardia cispadana (in rosso):
- Parma, con Fidenza e Fiorenzuola.
- Modena, con Reggio e Carpi.
- Piacenza, con Voghera e Tortona.
Lombardia transpadana occidentale (in azzurro):
- Milano, con Busto Arsizio, Monza, Lodi e Pavia.
- Como, con Lecco, Lugano e Varese.
- Novara, con Vercelli, Biella, Varallo e Vigevano.
- Locarno, con Domodossola, Intra e Bellinzona.
Lombardia transpadana orientale (in verde):
- Brescia, con Rovato, Desenzano, Darfo e Riva.
- Bergamo, con Crema, Clusone e Zogno.
- Cremona, con Mantova, Ghedi e Casalmaggiore.
- Sondrio, con Tirano e Chiavenna.
Questa ripartizione territoriale della Lombardia etnica andrebbe poi integrata nel quadro etnofederale italico, a partire dal contesto granlombardo (che vedremo nella pagina successiva) composto dalle restanti terre gallo-italiche (Nizzardo, Liguria/Genovesato, Lunigiana, Emilia orientale, Romagna, Ager Gallicus) e da quelle orientali (Trentino e Tirolo meridionale, Veneto, Friuli, Venezia Giulia storica).