Iniziando un discorso sui problemi ambientali della Lombardia, non si può non ricordare come già nel 1845 Carlo Cattaneo affermasse che “questa terra (la Lombardia, nda) per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale”.
Effettivamente non gli si può proprio dar torto considerato che statistiche del 1846 posizionavano la Lombardia al secondo posto nella classifica delle regioni europee piú popolate (dopo il Belgio e prima dell’Inghilterra).
Tuttavia la situazione odierna raggiunge soglie veramente critiche.
La pianura padana, un tempo ricoperta da fitti querceti tanto cari ai nostri Avi, è oggi ridotta a una zona da terzo mondo ipercementificata, inquinata e sovrappopolata da immigrati italiani ed extraeuropei.
La situazione è particolarmente problematica nel milanese e nella zona pedemontana insubrica, nel hinterland torinese, nella zona pedemontana del bergamasco e del bresciano, nonché nel reggiano e nel modenese.
La densità abitativa in molte aree raggiunge e supera i 1000 abitanti per chilometro quadrato e spesso non viene neanche minimamente compensata da zone verdi e corridoi ecologici.
Territori relativamente meno urbanizzati sono, oltre che le zone di montagna, la fascia collinare e pianeggiante da Cuneo a Parma, la bassa pianura da Lodi a Mantova e pressoché tutta la Lombardia orientale.
Aree che non hanno vissuto il forte sviluppo degli anni ’60 e ’70 del triangolo industriale, ma che oggigiorno stanno comunque assistendo alla medesima sottrazione quotidiana di migliaia di metri quadrati di terreno vergine per farne scriteriate distese di cemento e asfalto.
E il fatto che questa cementificazione, che ha la sostanza di crimine verso l’umanità, sia stata fatta, ed è tuttora fatta, con strumenti legali rappresenta in realtà un’aggravante a questo vergognoso scempio.
I nostri problemi non si limitano tuttavia allo sconsiderato consumo di suolo.
Risulta difatti inevitabile constatare come l’estetica e la funzionalità delle aree urbanizzate scendano troppo spesso sotto il limite della decenza (per non parlare poi del fatto che in queste zone spadroneggia tranquillamente la criminalità allogena, prime fra tutte le varie mafie importate dagli immigrati italiani).
Un importante cenno va poi riservato alle infrastrutture.
Si assiste difatti a un costosissimo e irrazionale incremento della dimensione della rete autostradale che sta irreversibilmente danneggiando molti territori (si pensi tra tutti alla Pedemontana, autostrada alquanto inutile visto che, invece di collegare direttamente Varese, Como, Lecco e Bergamo, fa un zig-zag nell’alto milanese distruggendo i pochi boschi ivi rimasti), quando sarebbe molto meglio sviluppare la rete ferroviaria (ad oggi in uno stato decisamente pietoso) e sopratutto la rete di navigazione fluviale (un tempo tra le migliori d’Europa).
Oltre ad alleggerire il traffico automobilistico tutto ciò consentirebbe di essere meno dipendenti dal petrolio, risorsa praticamente assente in Lombardia e che è destinata a esaurirsi nei prossimi decenni.
Se comunque non bastasse la rapace gestione del territorio a farvi riflettere sul degrado ambientale della Lombardia, diamo ora un’occhiata a un altro grosso problema della Lombardia: l’inquinamento.
Oltre a essere regimate in letti artificiali del tutto irrazionali, le acque sono molto inquinate (i celebri “gamber pescaa ind el Lamber” sono oramai un ricordo da decenni).
L’elevato traffico automobilistico, gli inefficienti impianti di riscaldamento e i numerosi processi industriali delle aziende presenti in Lombardia fanno inoltre sí che a Milano, a Torino e in tante altre città lombarde si raggiungano ogni anno pericolose concentrazioni di polveri sottili nell’aria, favorendo così le malattie respiratorie.
L’accumulo di inquinanti è difatti favorito dalla conformazione del territorio lombardo, circondato su quasi tutti i lati da catene montuose, e dal fatto che nelle zone del globo con clima temperato prevalgono gli spostamenti d’aria da ovest verso est.
La deforestazione e l’avanzata del cemento rendono inoltre le estati in pianura, già di per sé calde, umide e poco ventilate, sempre meno sopportabili per gli esseri umani e altri esseri viventi.
Infine, il degrado dell’ambiente lombardo è ulteriormente accentuato dall’introduzione di specie animali e vegetali aliene dannose per l’ecosistema, avvenuta per colpa della globalizzazione dei commerci e dello sviluppo dei viaggi intercontinentali.
La diffusione di specie dannose come la zanzara-tigre, il pesce siluro, il cinipide del castagno, la mosca asiatica, l’ambrosia, la panace di Mantegazzi, il poligono del Giappone, l’ailanto, la paulownia, etc. è inoltre favorita dal fatto che negli ultimi anni il clima della Lombardia è diventato sempre piú caldo (conseguenze del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico sul territorio).
Per evitare di superare il punto di ritorno, risulta chiaro come sia indispensabile ridurre, adeguatamente e rapidamente, la pressione umana sul suolo lombardo.
E il primo passo da fare in questa direzione deve riguardare la risoluzione dell’insostenibile pressione demografica in Lombardia tramite il blocco di ulteriori flussi immigratori, da qualsiasi parte essi provengano.
La conservazione dell’ambiente e delle numerose bellezze naturali della Lombardia va di pari passo a quella della nostra identità etnica e culturale.
Solo essendo orgogliosi della nostra identità riusciremo a garantire un futuro degno alla nostra terra e ai nostri posteri e di rimanere nella storia come popolo forte e rispettabile e non come popolo servile che in cambio di una partita di calcio e del consumismo è disposto a farsi sfruttare economicamente dallo stato italiano e a farsi sostituire nella propria terra da allogeni provenienti da ogni dove.