Mi capita ogni tanto di vedere su Facebook alcuni post di vecchi compagni di scuola media.
Frequentavo una classe abbastanza impegnativa, in cui l’autorità docente veniva imposta con coercizione in ogni aspetto dell’insegnamento.
Ricordo in tal senso che le materie umanistiche erano condotte su una nota certamente poco neutrale, visto anche il passato dell’insegnate in questione, ex sessantottina ed iscritta al PCI, ed in particolare fatti storici, come spesso accade nelle aule scolastiche, erano esposti secondo una visione politica che poteva spaziare da liberal-progressista ad apologia del socialismo universalista.
Gli studenti piú attenti hanno assimilato bene quelle lezioni, e ad oggi sono convinti – nel senso più letterale del termine – votati e votanti a tali ideali politici.
In un recente post un mio conoscente si vantava di aver fatto bloccare la pagina di “Revisionismo Storico” su Facebook per incitamento all’odio raziale, ostentando come trofeo il ringraziamento ricevuto dall’azienda per la segnalazione.
Non mancava però di lamentarsi per la scarsa celerità dell’intervento.
Non vorrei qui parlare sulla questione di quanto una democrazia debba tollerare gli intolleranti e del diritto di ognuno di esprimere la proprio opinione, mi limito a considerare la visione che avranno di noi i posteri (metamorfosi etnica permettendo) tra qualche generazione.
Quando gli alunni prediletti diventeranno maestri dei loro discepoli, quale sarà la verità da trasmettere?
Con quale ipocrisia possiamo oggi insegnare certe idee politiche, oramai in pasto anche alle masse più grette, quali libertà di pensiero e di opinione vendendole come dei valori fondamentali per una società giusta ma operando al contempo una damnatio memoriae così autarchica nei confronti di altre idee e di altri principi?
Quando nel 1924 Piero Gobetti venne arrestato con l’accusa di essere un sovversivo antifascista, fu liberato venti giorni dopo per l’insorgenza dell’opinione pubblica e per l’intervento di alcune alte cariche del governo, perché all’epoca l’Italia era ancora ufficialmente uno Stato democratico.
Gobetti fondò alla fine dello stesso anno “Il Baretti”, giornale di stampo liberale, attirandosi ulteriormente le antipatie del regime.
Un anno e mezzo fa circa arrestavano un ragazzo di ventitre anni, moderatore di un forum di estrema destra – non me ne vogliano i puristi della terminologia – con l’accusa di associazione terroristica e di diffusione di idee inneggianti all’odio etnico e razziale.
È tenuto in galera sei mesi in attesa di giudizio, prima a San Vittore e successivamente trasferito a Regina Coeli.
Viene condannato a tre anni di domiciliari, un successo per l’avvocatessa che lo difendeva, in quanto il Gup ne aveva chiesti 5 di reclusione.
Il giudice stabilisce inoltre il divieto per il colpevole di accedere alla rete internet per 5 anni, onde porri ogni possibile freno al perdurare dell’attività propagandistica.
Se avessimo pazienza di aspettare i canonici quarant’anni per far passare una generazione sarebbe divertente scoprire come un insegnate di Storia giustificherebbe, magari a poche lezioni di distanza, queste due vicende giudiziarie ancor prima che politiche.
Dovrebbe forse avere doti Catilinarie nel simulare e dissimulare ogni cosa, e mi chiedo inoltre cosa risponderebbe ad un alunno attento, o curioso, che gli domandasse a proposito di certe similitudini tra queste due lezioni.
“È la Libertà, bellezza!”.