Per chi ci conosce bene appare evidente che da un punto di vista ideologico noi di Grande Lombardia assumiamo posizioni controcorrente non solo nel contesto di questa società globalizzata in cui sono in voga i disvalori mondialisti, ma anche nel contesto della cosidetta “area” nazionalista/identitaria italiana in cui nella stragrande maggioranza dei casi fa da padrone l’idea italianista, spesso ispirata al famigerato ventennio e che dunque non vede di buon occhi qualsiasi istanza non solo indipendentista ma anche autonomista o federalista, bollandola come un qualcosa di dannoso in questi tempi, che non farebbe altro che danneggiare la “Sacra Patria” italiana.
Anche se per qualcuno è un concetto duro da comprendere è un controsenso allucinante cercare di combattere il pensiero unico esaltando gli stati sovranazionali ottocenteschi come appunto l’Italia, la Francia, la Spagna o il Regno Unito. Perchè se analizziamo la storia di questi stati notiamo facilmente che essi hanno avuto delle dinamiche incredibilmente simili al sistema globalizzato che oggi cercano di imporci. Sia in Italia che in Francia (non è un caso se si dice che la Repubblica Italiana sia una creazione francese) e nella Spagna di Franco, ma anche nella Gran Bretagna (basta ricordare i crimini perpetrati dagli inglesi a danno degli irlandesi) si è sempre cercato di assimilare le minoranze etno-linguistiche a volte con le menzogne e e le falsificazioni e a volte anche con la violenza. E badate bene che qui non parliamo solo di quelle minoranze comprendenti poche milgiaia di individui, spesso situate nelle zone presso i confini, ma di quelle realtà etniche e storiche, che possono essere tranquillamente considerate delle nazioni senza stato non solo grazie all’estensione del proprio areale paragonabile agli odierni stati europei di medie dimensioni, ma anche grazie all’esistenza di una propria lingua e di una propria cultura particolare che in molti casi fu considerata prestigiosa in passato, pensiamo all’occitano, al veneto ma anche alle loquele gallo-italiche come il piemontese e il genovese.
Proprio per questi motivi appare chiaro che tutti i discorsi il cui obiettivo sarebbe quello di affermare che gli italiani dovrebbero smetterla di cianciare di “deliri campanilisti” e “nazileghisti” perchè dovremmo stare più uniti in questi tempi si differenziano ben poco dalle quattro frasi fatte di coloro che affermano che l’euroscetticismo sarebbe un male oppure che le razze e le etnie non dovrebbero esistere in quanto questa divisione creerebbe guerra fra poveri (sic!). Proprio perchè noi siamo etnonazionalisti coerenti (se il primo beota che passa ci da dei “regionalisti localisti” non è un problema nostro) rifiutiamo qualsiasi tipo di mondialismo in qualsiasi scala, cioè sia quello che vuole fare gli italiani costringendo i lombardi etnici a rinnegare la componente gallo-romanza e mitteleuropea della propria identità (come avviene purtroppo con successo dal 1861 e badate bene che affermare ciò non significa affatto rinnegare la propria componente sudeuropea) , così come quello che vorrebbe un Europa abitata da “brasiliani” che si considerino cittadini del mondo.
In poche parole, chi critica l’immigrazione afro-asiatica ma rimane indifferente o adirittura felice davanti alla scomparsa dei popoli autoctoni alpino-padani dovrebbe tacere, chi invece si lamenta di essere “schiavi di Roma” e di dover mantenere il Mezzogiorno, ma considererebbe come “nuovi lombardi” qualsiasi extraeuropeo, dovrebbe fare lo stesso.