Alla luce della recente e definitiva svolta della Lega Nord in senso “italianista”, e della conseguente scissione dei “duri e puri” rimasti fedeli all’indipendentismo, quale potrebbe essere una scelta giusta? Visto che spesso e volentieri si confonde il termine “stato” con il termine “Nazione”, non riteniamo propriamente corretto limitarsi alla contrapposizione dei due schieramenti sopracitati. Dall’altra parte invece, come dimostrano gli eventi in Catalogna, l’indipendentismo fine a se stesso è ben poco utile, perchè è alquanto ingenuo sperare che gli enti sovranazionali possano favorire la disgregazione degli stati ottocenteschi dell’Europa Occidentale, così come è ingenuo pensare che gli stati stessi di rettaggio giacobino possano concedere dei referendum per l’indipendenza, soprattutto se si tratta di territori economicamente produttivi.
La soluzione, dunque, sarebbe il prendere coscenza in senso nazionalista, ma non esaltando un inesistente unico popolo italiano dalle Alpi alla Sicilia, bensì etnonazionalista, vedendo la Lombardia per quello che è, ossia un’etno-nazione che ha sempre svolto il ruolo di ponte tra il Mediterraneo e l’Europa Centrale (cosa che riguarda anche il Nord-Est reto-venetico), plasmata dall’identità gallo-italica e longobarda. Anche se i problemi di matrice economica non vanno affatto trascurati, i tempi oggi sono innanzitutto maturi per un identitarismo alpino-padano in chiave comunitaria, identitarismo che è stato a lungo marginalizzato dalla stessa Lega Nord, la quale ha preferito diventare parte integrante del sistema Italia.
Magari, quella che proponiamo non è una strada che porta a soluzioni pratiche nell’immediato presente, ma è altrettanto utopico e insensato pretendere di poter fondare una nazione, basandosi solo su ragioni fiscali, considerando anche che la Lega Nord negli ultimi 30 anni in questo senso, abbia fallito miseramente.