Primo maggio: lavoro o rinascita?

Pochi giorni fa abbiamo avuto la cosiddetta festa dei lavoratori, festa che al giorno d’oggi in Italia ha un significato alquanto ironico, vista l’endemica ed onnipresente disoccupazione, sfruttamento dei lavoratori stessi e la strumentalizzazione di tale ricorrenza da parte di chi ne rimarca sempre l’importanza senza però dare il “buon esempio”.

Per il lombardi il lavoro giocò sempre un ruolo fondamentale in quanto a strumento di crescita ed indipendenza personale ed in quanto ad uno dei fattori che permise alla Lombardia di essere una delle terre più sviluppate d’Europa sin dai tempi dei Liberi Comuni. Liberi Comuni che nel bene e nel male rappresentano uno dei pilastri fondanti della nostra identità e della nostra mentalità. Pensiamo però pure ai nostri “antichi” Avi celtici, i quali essendo stati ben lontani dall’essere quei barbari che ci descrivono, seppero sfruttare molto bene a loro vantaggio la posizione strategica della Cisalpina, situata a cavallo tra i loro fratelli d’Oltralpe e le popolazioni “mediterranee” come i liguri, gli etruschi, gli italici e i greci.

Tuttavia nel contesto odierno possiamo davvero permetterci il “lusso” di guardare al lavoro in quanto tale, come alla principale ragione di vita con tanto di retorica sulla produttività e sulla ricchezza? Attualmente la Grande Lombardia è (ancora) la terra più economicamente sviluppata ed industrializzata d’Italia, nonchè uno dei principali motori economici d’Europa, cosa di cui si sono sempre vantati i vari movimenti “padanisti” sorti negli ultimi decenni. Ma se da una parte questo può essere oggettivamente un motivo di vanto, dall’altra qual è il prezzo che dobbiamo pagare per ciò? L’essere ormai una minoranza etnica in ampie zone del nostro territorio, a sua volta diventato una delle zone più inquinate del Vecchio Continente. Questo è aggravato dal fatto che il lombardo medio mentre lavora, preferisce delegare agli altri la gestione della cosa pubblica e quindi anche del proprio territorio. E che si tratti di Roma, Bruxelles, Washington o Tel Aviv, in questo contesto ha ben poca importanza, dato che se sei un gigante economico ma un nano politico, alla lunga la tua sorte sarà quella di diventare il tipo di schiavo perfetto. Si tratta di un tipo di mentalità che affonda le proprie radici nell’epoca del dominio spagnolo di Milano, epoca in cui il cuore insubrico della Lombardia perse definitivamente qualsiasi speranza di diventare il centro politico dell’Italia centro-settentrionale (3 secoli prima Gian Galeazzo Visconti voleva riunire sotto Milano tutti i territori che facevano parte della Langobardia Maior), ritrovandosi ad essere terra di conquista da parte di varie potenze straniere. Mentalità che però proprio oggi come non mai, essendo diventata endemica per tutta la Grande Lombardia, ci ha portati alla rovina, visto che per dei popoli giovani ed affamati di conquista, non esiste nulla di più appetitibile di una preda ricca e laboriosa, ma allo stesso tempo debole e servile.

Noi lombardi come popolo abbiamo già dimostrato egregiamente di essere in grado di costruire una civiltà degna di tale nome e di rimboccarci le maniche all’occorrenza senza l’aiuto di nessuno. Tuttavia da troppo tempo ci manca quello Spirito che ci permetterebbe di difendere questa civiltà, assieme al nostro legittimo spazio vitale e i nostri interessi. Lo stesso spirito che animò i nostri Avi in quel lontano giorno a Legnano ma che ormai non ha più alcuna importanza nemmeno per quel partito che ha (aveva) la figura di Alberto di Giussano sul proprio stemma.

Che dunque l’inizio di questa stagione luminosa, che comincia con la festa “comunista” del Primo Maggio, la quale curiosamente coincide con la Notte di Walpurga e Beltane, possa rappresentare una giusta occasione in cui i lombardi finalmente capiscano che il “fatturato” può essere al massimo un mezzo ma non il fine. Perchè il fine è a sua volta rappresentato dalla rinascita della nostra Nazione Lombarda, rinascita, senza la quale anche come individui e come civiltà saremo destinati all’oblio.

 

Share Button
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *