Il Risorgimento in ottica lombardista

Carlo-Cattaneo-giovane

Il 22 marzo del 1848 giunsero al termine le famose Cinque Giornate di Milano che videro una sollevazione popolare anti-austriaca, avvenuta nella capitale lombarda e strumentalizzata dalla retorica patriottarda italiana. Trattandosi di un evento importante per la nostra storia, non possiamo fare a meno di esprimerci al riguardo. Se volessimo esclusivamente sminuire il valore di tale avvenimento storico in funzione anti-italianista, ci potremmo limitare a dire che tali sollevazioni piuttosto ricorrenti all’epoca in tutta Europa, erano mosse non tanto da uno spirito patriottico quanto dagli ideali giacobini e “progressisti”in funzione anti-reazionaria. Ideali che conobbero la propria comparsa con l’illuminismo e la rivoluzione francese. Ideali che ebbero la propria ascesa con le guerre napoleoniche, e che però in larga parte erano sentiti e condivisi non dalla maggior parte del popolo “minuto” ma dalle borghesie cittadine  come lo è stato anche nel caso di Milano, dove tra il “popolino” invece godevano di una certa popolarità personaggi come Radetsky. Motivo per cui la versione ahinoi, prima lombarda e poi italiana del tricolore francese, venisse vista all’epoca quasi più come una generica bandiera di “libertà” piuttosto che di una Nazione specifica. Potremmo anche tirare in ballo il fatto che tra i personaggi del Risorgimento di rilievo come Cavour, all’inizio vi fosse l’intenzione di fermarsi alla Toscana o alla Bassa Lombardia (Emilia), cosa che avrebbe avuto più senso, visto che gli austriaci erano effettivamente anche loro degli occupanti forestieri.

Tuttavia per onestà intelettuale non possiamo negare che alle Cinque Giornate di Milano e ad alcuni altri eventi legati al “Risorgimento” in Lombardia, presero parte anche dei lombardi mossi da buone intenzioni, ovviamente ignari del senno di poi. Qui non possiamo fare altro che pensare a Carlo Cattaneo famoso per la sua visione federalista dell’Italia, ma che all’inizio addirittura voleva semplicemente più autonomia per il Regno Lombardo-Veneto nell’ambito dell’Impero Asburgico.  Questo è molto coerente con la natura lombarda, basti pensare all’epopea della Lega Lombarda medievale, i cui comuni volevano semplicemente più autonomia all’interno del Sacro Romano Impero, di cui l’Austria ne era il successore. Cattaneo difatti, affermava che la secessione o un’eventuale annessione al Regno Sabaudo, non fossero un qualcosa di necessario, dal momento che il Lombardo-Veneto era la parte più ricca e sviluppata dell’impero. Questo fatto tra l’altro la dice lunga sulla veridicità di certe bestialità affermate da tanti “meridionalisti”sulla Lombardia, che prima del 1861, a detta loro, non valeva nulla in termini di civiltà.

Quindi solo in un secondo momento, quando gli attriti tra la borghesia milanese e Vienna divennero troppo evidenti per sperare in un ragionevole compromesso, Cattaneo accettò l’idea del federalismo italiano, idea simile a quella professata da Gianfranco Miglio in tempi più recenti, e totalmente contrapposta all’assurda visione mazziniana di un’unica e monolitica nazione dalle Alpi alla Sicilia, visione che purtroppo prevalse, portando nel medio-lungo termine a tutti i disastri che ben conosciamo. Pur ritenendo che un’eventuale federalizzazione dell’Italia al giorno d’oggi rappresenterebbe soltanto un palliativo molto tardivo, non possiamo sapere con precisione, che risultati avrebbe dato la soluzione di Cattaneo se essa fosse stata applicata sin da subito. Tuttavia noi, sapendo bene come siano andate le cose in seguito, arrivando ai giorni nostri, siamo sicuri che se Cattaneo avesse saputo che alla lunga il “Risorgimento” avrebbe portato ad avvenimenti come il bombardamento di Bava Beccaris sui milanesi nel 1898, alla tanto sanguinosa, quanto dalla dubbia utilità “Grande Guerra”, alla meridionalizzazione della Lombardia e al metifico centralismo romano che ci hanno resi una minoranza nella nostra stessa capitale Milano, per poi aprire le porte ad altre immigrazioni di massa ben più esotiche; come minimo si sarebbe opposto senza se e senza ma a certi suoi “compagni di barricata” più di quanto si sarebbe opposto a Vienna. Perchè se mettiamo a confronto lo stato ottocentesco italiano con l’Impero Austriaco, tra i due, è proprio il secondo ad avere un’essenza più conciliabile con l’idea stessa di federalismo. Così come tra i due, è stata proprio l’entità statale italiana e non la “chimera reazionaria slavo-ungaro-germanica” con capitale Vienna, ad averci portato alla lunga, ad essere un gruppo etnico negato e sull’orlo dell’estinzione a casa propria.

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